… il monaco (3)

“Padri” di ieri e di oggi

+ «La vita nascosta e laboriosa e la povertà volontaria sono gli unici titoli nobiliari del monaco» (San Bernardo)

+ «Si diventa monaco solo per sottomettersi al lavoro e all’esercizio della virtù, simile alla pietra che deve essere lavorata e rifinita, prima di essere posta nella costruzione» (Giovanni della Croce)

+ «Se Dio non riempisse le nostre celle e i nostri chiostri, come tutto sarebbe vuoto!» (Elisabetta della Trinità)

+ «Custodisci il tuo cuore nella pace, e una moltitudine, attorno a te, sarà salvata» (Serafino di Sarov)

+ «La gente considera insignificante la croce del monaco, perché non ha mai provato a portarla!» (Un monaco)

+ «Un giorno il domenicano smetterà di predicare e il gesuita di insegnare; il monaco, invece, continuerà a pregare» (Dom Guéranger)

+ «La vocazione monastica, considerata nei suoi aspetti fondamentali – solitudine e dialogo con Dio – appare come uno dei rari valori permanenti, poiché si collocano al di sopra del tempo… Non si oltrepassa l’Eterno, non si oltrepassa il Fine» (Gustave Thibon).

+ «Il monaco è così chiamato perché è solitario. Monos significa solo. Se rinuncia ad esserlo, rinuncia ad essere monaco!” (Louis Bouyer)

+ «La spiritualità monastica non è diversa dalla spiritualità cristiana, è un modo monastico di viverla… Il cristiano nel mondo può trarne profitto ispirandosi ad essa» (Pierre Miquel)

+ «La comunità monastica che si consacra in Dio al culto divino in una vita nascosta, manifesta il cuore della Chiesa, al punto che la sua presenza è necessaria perché la Chiesa sia pienamente costituita» (Gérard Dubois)

+ «Perché una comunità di monaci possa funzionare, è sufficiente una Bibbia… Nulla ha uguale importanza per la Chiesa quanto queste comunità di credenti fondate ogni giorno sulle parole di cui noi tutti viviamo… Finchè ci saranno monaci, ci sarà sempre nella Chiesa un luogo dove la Scrittura sarà letta e cantata ad ogni ora del giorno» (D. Olivier)

 

+ Il monaco e la generazione che viene. «Il monaco indossa la veste della conversione e brucia tutto nell’amore di Dio. Si rende umilmente coraggioso davanti a Dio, e da chiacchierone si trasforma in interlocutore di Dio. L’anima, quando parla con Dio, non si stanca. La preghiera riposa. Chi vive con il cuore si riposa, invece chi vive con la mente si stanca. Questo è il trucco che usa il diavolo nei nostri tempi. Egli sa che la generazione che viene – rovinata dal peccato e disgustata da un modo di vivere senza ideali – troverà rifugio nel monachesimo, perciò cerca di ostacolare noi monaci nel vero lavoro spirituale e farci cadere nella miseria, per non essere lievito spirituale. La prossima generazione avrà bisogno di noi per aggrapparsi al cielo. Non dimenticate questa cosa»  (Gheron Paisios, monaco del Monte Athos)

+ Uomo che ama tutti gli uomini. «Il semplice e vero aghiorita [monaco del Monte Athos] è colui che ti aiuta con la sua sola presenza. Non vuole sbalordire nessuno con le sue virtù e conoscenze. Non vuole biasimare nessuno per le sue imperfezioni o mancanze. Non fa altro, egli stesso, che riprovare continuamente se stesso. Ma tramite tutto il suo agire si manifesta la compassione di Dio, che gli ha intenerito il cuore e lo ha lasciato sbigottito…
Accostando un monaco maturo, non trovi qualcosa di sovrumano che ti strabilia e ti provoca vertigini, ma qualcosa di profondamente umano, umile, fonte di serenità e consolazione. Con tutta la loro vita di ascesi e di ritiro, essi non si sono allontanati dagli uomini: vi hanno invece fatto ritorno. Hanno abbracciato tutti gli uomini e i loro dolori. Sono diventati veri uomini.
Il progresso monastico non dipende da quanto il monaco ha tribolato o digiunato, ma da quanto, con l’intera sua ascesi, è divenuto partecipe della grazia del Paraclito, ha trovato lui stesso riposo e si è fatto riposo per l’uomo suo fratello.
I monaci di una fraternità pensavano di superare in virtù gli altri monaci perché facevano più digiuni e le loro ufficiature erano più lunghe. Su tale argomento un vecchio anziano si espresse così: “Non ditemi quanto digiunano o quanto dura la loro ufficiatura. Un’altra è la cosa che mi interessa. Può uno di loro – anche il più perfetto – capire l’uomo stanco di oggi, dare un conforto all’afflitto? Può liberare chi è stretto nelle macchinazioni del diavolo? Se fa questo, se è in grado di dare riposo al fratello, di fargli amare la vita, di farlo gioire ed essere grato a Dio, sarà tutto ciò a dimostrare i progressi spirituali compiuti da un tale monaco”» (Basilio di Iviron, monaco del Monte Athos)

 

“Santo Padre” [continua]